Google ci spia. Da tempo ormai l’argomento “poca” privacy su internet è al centro delle discussioni sulle questioni relative alla tutela dei dati peronali, Ma stavolta a lanciare la pesantissima accusa è un giornale autorevole come il Wall Street Journal (il primo quotidiano economico statunitense, parte dell’impero mediatico di Rupert Murdoch), che, nel suo articolo “Google’s iPhone Tracking”, mette nero su bianco come il colosso di Mountain View abbia spiato, milioni di utenti Apple, tramite codici di programmazione speciali, nascosti all’interno delle istruzioni di Safari, il browser della Apple installato di base sugli iPhone (ma anche su iPad, iMac, MacBook Pro, MacBook Air… insomma, tutti i dispositivi della Mela!).
L’intrusione di Google è stata scoperta da un ricercatore dell’Università di Stanford, Jonathan Mayer, e confermata in modo indipendente da un ingegnere consultato dal Wall Street Journal. Il motivo dell’attività di “spionaggio”, ovviamente, è la pubblicità, estremamente interessata a conoscere i gusti e le abitudini degli utenti internet, lo strumento principale per la memorizzazione dei dati sono i cookies (“biscotti”), ossia file di testo che possono contenere informazioni sulla navigazione e l’identificazione dell’ignaro utente.
Immediata la replica di Google. “Il Wall Street Journal ha mal descritto quanto è successo e il perché – ha spiegato Rachel Whetstone, senior vice president communications – abbiamo utilizzato una funzionalità conosciuta di Safari per offrire agli utenti di Google loggati nel loro account funzioni da loro stessi abilitate. È importante sottolineare che questi cookie pubblicitari non raccolgono informazioni personali. Diversamente da altri importanti browser, il browser Safari di Apple blocca per impostazione predefinita i cookies di terze parti. Tuttavia, Safari abilita per i propri utenti svariate funzioni web che fanno affidamento su terze parti e sui cookies di terze parti, quali i pulsanti ‘Like’. Lo scorso anno, abbiamo cominciato ad usare questa funzionalità per abilitare alcune funzioni (come per esempio la possibilità di fare “+1″ su contenuti di interesse dell’utente) per quegli utenti di Safari che erano loggati nel loro account Google e che avevano scelto di vedere pubblicità personalizzate e altri contenuti. Per abilitare queste funzioni, abbiamo creato un link temporaneo tra Safari e i server di Google, in modo da poter verificare se un utente di Safari era anche loggato nel suo account Google e aveva optato per questo tipo di personalizzazione, ma abbiamo sviluppato questo link in modo che le informazioni che passavano tra il browser Safari degli utenti e i server di Google fossero anonime – creando una barriera effettiva tra le loro informazioni personali e il contenuto su cui stavano navigando. Tuttavia, il browser Safari conteneva altre funzionalità che hanno fatto sì che altri cookies pubblicitari di Google fossero installati nel browser. Non avevamo previsto che potesse succedere e ora abbiamo cominciato a rimuovere questi cookies pubblicitari dai browser Safari. È importante sottolineare che, esattamente come con altri browser, questi cookies pubblicitari non raccolgono informazioni personali. Gli utenti di Internet Explorer, Firefox e Chrome non sono stati interessati, né lo sono stati utenti di qualsiasi browser, incluso Safari, che avevano scelto di fare opt-out dal nostro programma di pubblicità basata sugli interessi utilizzando il nostro strumento di Gestione Preferenze Annunci Pubblicitari.”
Secondo il quotidiano americano, Google avrebbe disattivato tali codici dopo essere stato contattato dallo stesso Wall Street Journal e, da parte sua, un funzionario di Apple ha fatto sapere che il gruppo sta “lavorando per far cessare” questa pratica.